Un nuovo impegno delle Arci toscane a 10 anni dal G8 di Genova

Un nuovo impegno delle Arci toscane a 10 anni dal G8 di Genova

Non conosciamo ancora quali saranno i provvedimenti concreti che intende adottare il Governo per mettere in sicurezza i conti pubblici e consentire al Paese di affrontare la crisi economica in atto.
Le televisioni celebrano a loro modo questa ricorrenza, scegliendo l’effetto del sangue, delle cariche, delle manganellate sui manifestanti inermi. Ed allora sale ancora forte la rabbia per la giustizia mancata, per l’impunità, per il fatto che tutto quanto ancora scuote le coscienze possa davvero essere successo.Che sia successo ancora che le istituzioni abbiano deciso di sospendere la democrazia ed abbiano fatto piombare l’Italia in una situazione che era sconosciuta da dopo la Liberazione, che un governo abbia scelto di reprimere con inaudita e premeditata violenza quanti manifestavano pacificamente per un mondo migliore. Ed ancora fa rabbrividire il riaffiorare carsico della vergogna fascista che ogni tanto torna a manifestarsi sulla scena italiana nella sua oscena forza di bestia mai doma, ed ancora l’angoscia per il ripetersi, ben oltre il crollo dei muri, e ben aldilà delle giustificazioni della Guerra Fredda e degli opposti estremismi, delle mistificazioni, dei depistaggi, del terrore di Stato. E poi la sensazione che non sia possibile che nel proprio paese, quello della Resistenza, del buon governo della sinistra nelle regioni rosse, della civiltà del diritto, di Pertini, di Guido Rossa, di Giorgio Ambrosoli e di Rosario Livatino, che PM, magistrati e GIP arruffino un imbroglio come quello dei calcinacci e dei sassi che deviano i colpi di pistola esplosi contro un ragazzo. Ed ancora sconvolge il gretto urlo del poliziotto che accusa goffamente i manifestanti, e sembra ancora di sentire quelle parole “siete stati voi, bastardi, ad ucciderlo con le vostre pietre”.  E non ci si abitua all’idea che ancora una volta lo Stato abbia tradito i propri cittadini. Quando in quell’estate del 2001 si diradarono i fumi dei lacrimogeni l’Italia era diversa. E lo sarebbe stata di più, di lì a pochi mesi, dopo l’11 settembre.  La criminalizzazione del dissenso all’ordine imposto dagli 8 grandi della Terra e la demonizzazione della proposta di un Mondo diverso occuparono i media. Si trovò nell’Islam un nuovo nemico e così quelle idee di progresso e giustizia, la cui saggezza era così facilmente intuibile, si indebolirono. E le gloriose giornate del forum di Firenze, che videro l’anno dopo anche l’Arci di nuovo protagonista, segnarono l’ultimo grande slancio di una iniziativa seria e responsabile per un Mondo diverso. Fino alla grandissima, enorme manifestazione pacifista, una esplosione di forze positive di cui abbiamo tutti ancora pieni gli occhi. Questi dieci anni hanno dimostrato che avevamo ragione noi. E che era vero che l’economia della speculazione sarebbe collassata su sé stessa lasciando il Mondo povero in una delle crisi economiche più gravi dell’era industriale. E che era vero che la criminalizzazione del mondo musulmano avrebbe prodotto il riacutizzarsi del terrorismo e che ci avrebbe portato indietro di secoli nelle relazioni tra le culture. E che era vero che la guerra per la democrazia e la farsa della lotta alle armi di distruzione di massa avrebbero provocato nuove stragi, ingiustizie e instabilità totale di interi quadranti geografici, di cui avrebbe fatto le spese la povera gente. Avevamo ragione a dire che la speculazione finanziaria sui prezzi dei cereali e la vergogna dei brevetti sulle sementi avrebbero affamato le popolazioni del sud del Mondo, sottraendo loro la sovranità alimentare. E a denunciare che dietro le operazioni di stabilizzazione dei dittatori africani c’erano solo la rapina delle risorse naturali portata avanti da vecchi e nuovi colonizzatori. Noi avevamo chiaro che le proposte della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e del WTO sarebbero state inadeguate ad affrontare le sfide del nuovo millennio e che da queste istituzioni non sarebbe venuta nessuna proposta praticabile per agevolare lo sviluppo sostenibile dei paesi più poveri. E avevamo ragione anche a chiedere che i governi si facessero carico di progettare economie compatibili con la salvaguardia dell’ambiente, per conservare l’integrità della Natura a beneficio nostro e delle generazioni future.In questi anni abbiamo anche peccato di qualche ingenuità, pensando che fosse la politica a determinare l’economia e non, come invece succede, viceversa. Ora dobbiamo prenderne atto e fare anche noi proposte di gestione dei meccanismi economici, dal basso, come giusto che faccia l’Arci, e consapevoli dei nostri errori. E nello sgretolarsi del movimento e dei forum dobbiamo riflettere di più anche sul fallimento del nostro contributo come associazione popolare e di base: è stato un errore pensare che tutta quella energia non andasse pazientemente coltivata o che bastasse che alcuni nostri rappresentanti, pochi addetti ai lavori, si riunissero periodicamente in diverse parti del mondo perché il movimento conservasse partecipazione. Ora la vittoria referendaria sull’acqua e sul nucleare dimostrano una grande voglia di nuovo ed un vento di rinnovamento in cui le Arci della Toscana debbono stare con convinzione e con agende di lavoro concrete a partire dai propri circoli e dalle case del popolo. Perché il nostro sia una vero laboratorio popolare e diffuso, in cui la proposta di un nuovo mondo possibile non sia l’astrazione di uno slogan ma un insieme di buone pratiche sostenibili economicamente attorno alle quali fare associazione, coinvolgere i giovani e sollecitare l’attenzione della politica e delle istituzioni. I temi dell’acqua, dell’energia e dei consumi dovranno vederci attivi, in sinergia con il mondo del cooperativismo e col sindacato, senza fare di queste scelte una ottusa e velleitaria crociata etica, ma con le proposte di ragionevole pragmatismo e sostenibilità economica di chi vuole davvero cambiare il Mondo. Anche per questi motivi allora trovarci a Genova sabato 23 luglio per manifestare con tutte le Arci d’Italia ed il mondo progressista in occasione del decennale del G8 di Genova non è una operazione nostalgica, ma la maniera di ridirci che il nostro impegno per una società più giusta e multiculturale deve continuare ed evolvere. Lo dobbiamo anche a Tom, a Renzo, e anche a Carlo, il ragazzo che oggi avrebbe 33 anni: tutti loro sarebbero stati a manifestare con noi.Gianluca Mengozzi – Presidente di Arci Toscana 

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