Alpi Apuane, la denuncia di Legambiente, Arci e CAI: “Basta estrattivismo, ci vuole un nuovo modello socioeconomico”
Le Alpi Apuane, patrimonio unico di bio e geo-diversità al mondo, sono sotto attacco. É l’estrattivismo che, accaparrandosi le risorse e devastando l’ambiente, espropria le comunità locali, imponendo un modello economico che riduce un fragile comprensorio marmifero in un distretto minerario.
È una condizione insostenibile, sia a livello sociale che ambientale. Il nuovo P.I.P. (Piano Integrato del Parco), in via di adozione da parte della Regione Toscana, nonostante la riduzione della superficie generale delle aree contigue di cava rispetto al Piano precedente, non è riuscito a effettuare più coraggiose riduzioni delle aree estrattive. Inoltre, anche sul versante versiliese, viene imposto un importante ampliamento delle escavazioni in aree interessate da notevoli fenomeni carsici già oggetto di censimento.
Legambiente Toscana, Arci Toscana e CAI Toscana denunciano in maniera congiunta l’estrattivismo e la depredazione del territorio apuano, mentre si perpetua un falso racconto dei media che non tiene conto delle gravi e note emergenze ambientali e sociali indotte dalle attuali modalità di escavazione. Devastazione del paesaggio e di interi ecosistemi, rischio idraulico e rischio idrogeologico, vulnerabilità dell’acquifero dovuta alla cattiva gestione dei fanghi prodotti dalla lavorazione (la marmettola) che sono all’origine di gravi danni ambientali, alluvioni e inquinamento delle sorgenti. Recentemente anche il Ministero dell’Ambiente ha sollecitato la Regione Toscana e i comuni di Massa e di Carrara a prendere provvedimenti, ma niente è cambiato.
Un tema che riguarda anche l’ambito lavorativo locale con la perdita occupazionale, i rischi sul lavoro, la compromissione del patrimonio e delle testimonianze storiche e archeologiche come conseguenze dell’emergenza relativa alle regole che disciplinano l’attività estrattiva e gli assetti proprietari delle cave.
Le associazioni denunciano l’offensiva da parte industriale per un’ulteriore espropriazione ai danni delle comunità locali (Carrara e Seravezza in particolare) che si fa strada attraverso gli spazi consentiti dalla normativa regionale vigente e nell’inerzia delle Istituzioni, in modo particolare attraverso il Piano Regionale Cave che prevede un aumento dei contingenti escavabili nei prossimi vent’anni e delle percentuali di detriti ammissibili, nonché un ampliamento delle aree estrattive con un rilevante aumento dell’inquinamento e del traffico pesante e un’ulteriore penalizzazione della fruibilità della montagna.
“Per Legambiente la vertenza per la salvaguardia delle Alpi Apuane è stata, è e sarà sempre di caratura nazionale. Almeno, fino a quando si protrarranno quelle condizioni di sfruttamento e depredazione del territorio che, in una parola, abbiamo sussunto nel termine «estrattivismo». Noi siamo per il lavoro, per una buona e durevole occupazione, condizioni imprescindibili per coniugare qualitativamente sicurezza, diritti e salubrità delle condizioni di vita. In cava come in città. Immaginare tutti assieme un nuovo modello socio/economico, significa quindi per noi ripartire con fiducia dai tanti valori (ambientali, naturalistici, culturali) che esprime questo paesaggio unico al mondo” – dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana.
“Il CAI ritiene fondamentale smascherare il falso racconto che viene fatto dai media per le Apuane. Il protagonista assoluto non è l’ottimo marmo del comprensorio per le costruzioni, né tanto meno per l’arte (meno dell’1%) ma l’eccessiva produzione di detriti, prevalentemente carbonato di calcio, oltre l’80% del totale estratto. Va ridotta sensibilmente la distruzione della montagna per fare polvere. Con questo obiettivo la voracità delle imprese punta anche a riaprire cave da tempo dismesse. Si chiede che sia invertita la programmazione futura,” spiega Giancarlo Tellini, presidente CAI Toscana. “La montagna diventa sempre più inaccessibile per una frequentazione naturalistica, fortemente preclusa dall’invadenza delle cave anche nei percorsi storici e di grande valore identitario per la popolazione locale. Ricordiamo che siamo ospiti nella natura ed è necessario che ogni attività che viene intrapresa avvenga con rispetto, mentre oggi si assiste ad un degrado sempre maggiore. Non più tollerabile.”
“Stiamo con le montagne perché dopo anni di estrattivismo c’è necessità di cambiare completamente modello tornando ad una estrazione dove dalla quantità si passa alla qualità, secondo una filiera da ricostruire che privilegi il lavoro buono e la ricostruzione di nesso ecosistemico tra ambiente e comunità,” conclude Simone Ferretti, presidente Arci Toscana. “Una filiera del marmo che dobbiamo contribuire a ridisegnare secondo un’idea di pianificazione democratica e partecipata, volta alla valorizzazione e alla conservazione delle risorse e alla finalizzazione dell’attività estrattiva al sostegno dell’economia locale e non al mercato mondiale.”
Le proposte delle tre associazioni per una transizione dell’economia delle Alpi Apuane: ridefinizione dei contingenti escavabili sulle Alpi Apuane in base alla sostenibilità dei suoi ecosistemi e alle capacità di lavorazione della filiera locale dei prodotti lapidei e non alle potenzialità derivanti dalla domanda dell’industria edilizia e delle esportazioni estere; superamento della generica definizione di “filiera locale” a favore di una descrizione che tenga conto soltanto delle produzioni artistiche e lapidee ad alta e buona occupazione, escluda altre produzioni destinate all’edilizia, alla chimica o ad altri settori industriali e non si riduca alla segagione in lastre; reale ed effettiva esclusione di ogni attività estrattiva nel Parco delle Alpi Apuane e conseguente chiusura delle escavazioni nelle cosiddette Aree Contigue di Cava, in realtà per lo più ampie aree intercluse nei confini naturali del Parco, spesso direttamente confinanti con zone di protezione speciale di grande valore ambientale; promuovere e incentivare processi socio-economici virtuosi di insediamento di nuove attività rurali e produzioni locali di qualità, nuovi circuiti di economia civile e servizi al turismo sostenibile, tutti obiettivi prioritari per lo Statuto e le norme del Parco Regionale delle Alpi Apuane; piena riaffermazione delle proprietà pubbliche e collettive esistenti sulle Apuane e oggetto di usurpazioni, occupazioni e pretese da parte dell’industria estrattiva; rifinanziamento e riattivazione dei controlli sulle cave da parte di Arpat e degli altri organi di polizia giudiziaria; nonché – ancora – modifica normativa sulla gestione dei detriti, di cui è imperativo ridurre la quantità prodotta, in vista della rimozione delle terre dai ravaneti per prevenire il rischio di nuove alluvioni.
Hanno aderito al documento Mountain Wildrness Italia, Italia Nostra Toscana e Comunità Civica della Cappella.