La Storia dell’Arci

Storia dell´ARCI (Associazione Ricreativa Culturale Italiana)

 

dal 1848/1921 – Dalle prime società di mutuo soccorso al fascismo
Nella seconda metà del secolo scorso, a seguito delle profonde modificazioni economiche e sociali conseguenti all’avvio dell’industrializzazione e alla formazione dello Stato unitario, si sviluppa il movimento associativo delle classi lavoratrici.
Nascono così le prime SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO e le SOCIETÀ OPERAIE DI MUTUO SOCCORSO con gli scopi principali dell’assistenza, beneficenza e mutualità, ma ponendosi fin dal principio come punto di riferimento per la nascente classe operaia . Da questo humus nascerà a Milano, proprio per iniziativa delle S.O.M.S., la prima Camera del Lavoro.
Influenzate da ideali mazziniani, anarchici e socialisti, le S.M.S. perdono rapidamente la apoliticità delle origini, anche se, in assenza di una linea politica comune, alcune si dedicano esclusivamente alla beneficenza e al mutuo soccorso, mentre altre scelgono anche di impegnarsi attivamente a fianco dei lavoratori nella loro battaglia contro lo sfruttamento.
Basandosi su principi quali la mutualità, la giustizia e la libertà, le S.M.S. diventano soggetti essenziali per la creazione di luoghi di ritrovo, di cultura, di istruzione e di formazione politica favorendo, nel nascente proletariato, la presa di coscienza della propria condizione sia politica che sociale.
Tra gli impegni più importanti e più diffusi fra le S.M.S. sono da ricordare le campagne di istruzione e alfabetizzazione degli operai.
Un primo tentativo di coordinarsi a livello nazionale viene realizzato, con scarsi risultati, nel 1899, con la costituzione della Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso. Nei primi vent’anni del 1900 il movimento associativo si sviluppa e si diversifica con la costituzione di CIRCOLI ricreativi, culturali e sportivi.
Nascono in questo periodo, in particolare in Toscana, le CASE DEL POPOLO, nuove forme di sodalizio fra lavoratori che riunificano i diversi ruoli svolti dalle S.M.S.; sedi destinate non solo all’organizzazione politica, ma anche luoghi di ricreazione dove i lavoratori possano trascorrere le loro domeniche e le ore libere dal lavoro.
Negli anni della Grande Guerra lo sviluppo dei movimenti associativi viene inevitabilmente rallentato, tuttavia i CIRCOLI culturali, le CASE DEL POPOLO e le S.M.S. sono impegnati in una campagna contro la guerra e nel contempo in tutte le sedi si promuovono aiuti ed assistenza per i cittadini, per i soldati e per le loro famiglie.

 

1922/1944 – Il periodo fascista
L´avvento del fascismo è contrassegnato da una vasta azione che mira a distruggere tutti i movimenti di libero associazionismo ed alla loro progressiva integrazione (con le buone ma soprattutto con le cattive maniere) nel sistema fascista.
Il nuovo regime, prima di abrogare tutte le libertà individuali, toglie alle organizzazioni dei lavoratori le loro sedi politiche, sindacali e associative. Il fascismo, nonostante si trovi di fronte ad una tenace resistenza, riesce a far chiudere o trasformare in “Case del Fascio” quasi tutte le sedi dell’associazionismo.
Nel febbraio del 1921, lo citiamo come esempio,viene sgomberata dai Carabinieri con l’ausilio dell’artiglieria la sede della SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO di Scandicci.
L´accusa di svolgere attività sovversive, la connivenza e l´intervento degli apparati dello Stato facilita l’espulsione dei lavoratori dalle sedi, delle quali sono legittimi proprietari e porta, nel 1924, ad un Decreto Legge per lo scioglimento delle S.M.S. e delle associazioni di questo tipo.
Il colpo decisivo con cui la gerarchia fascista riesce a troncare ogni resistenza viene portato nel 1926 con le Leggi Speciali e la costituzione dell’ Opera Nazionale Dopolavoro, organo questo predisposto ad assorbire nella struttura fascista tutte le forme di associazionismo.


1945/1957 – Dalla liberazione dal nazifascismo alla nascita dell’ARCI

Con la liberazione dell’Italia dal nazifascismo rinasce la possibilità per i cittadini di auto-organizzarsi in associazioni politiche, culturali, sportive,ricreative.
In questo contesto vengono recuperate anche le esperienze effettuate dai lavoratori a partire da fine ottocento, compreso il recupero del patrimonio culturale e immobiliare legato a quella fase della storia nazionale, traumaticamente interrotta dal fascismo.
I cittadini, i lavoratori sono impegnati nel restauro e nella ristrutturazione degli immobili usciti fatiscenti dall’incuria e dalla guerra.
La volontà di creare centri di vita democratica si esprime attraverso una grande mobilitazione che comporta sottoscrizioni e lavoro volontario, nonostante le cattive condizioni economiche.
Lo slancio entusiastico del dopo-fascismo non consente una sufficiente riflessione sui problemi legali, come quelli della regolarizzazione delle proprietà delle sedi sociali riconsegnate dai Comitati di liberazione; non si considera che, con la caduta del fascismo, i beni immobili del regime e delle associazioni, in quel periodo create, sono passati allo Stato.
Ciò produce una situazione di incertezza del diritto che consentirà allo Stato, ai suoi organi di polizia e al Governo di avviare una azione multiforme contro il movimento associativo, specialmente quando questi è di matrice progressista e di sinistra.
Già dal febbraio del 1945 l´Intendenza di Finanza comincia a reclamare come propri molti locali consegnati all’Associazionismo, riesce a sfrattare o a chiedere affitti consistenti alle forze sociali che vi sono insediate. Non sono molti i CIRCOLI che riescono ad anticipare l´azione di rivalsa dello Stato chiedendo al Tribunale la convocazione dell’Assemblea dei soci per procedere all’annullamento della “donazione” forzata fatta a suo tempo dal fascismo.
Sempre nel ´45, nella seconda metà dell’anno, attraverso decreti, era stato deciso il futuro assetto di due importanti organizzazioni: l´OND (l´Opera Nazionale Dopolavoro, creata in periodo fascista) era stata denominata ENAL sotto la direzione di un Commissario di nomina governativa, il CONI era passato dalle dipendenze del Partito Nazionale Fascista a quella del Consiglio dei Ministri, senza modifiche alla legge istitutiva del 1942.
Verso la fine del 1947 si consuma la rottura, a livello governativo, dell’unità antifascista, che produrrà conseguenze a cascata in tutte le organizzazioni unitarie. Sono le prime conseguenze della guerra fredda e della divisione del mondo in blocchi. Dopo le elezioni del 18 aprile si succedono governi centristi forti. Lo Stato si accanisce contro i CIRCOLI della sinistra. La censura contro il mondo della cultura riprende ad agire.
E´ in questo contesto che, mentre le sinistre cercano di conservare l´unitarietà del movimento circolistico nell’ENAL, puntando alla sua democratizzazione, prima i cattolici, poi i repubblicani, costituiscono proprie organizzazioni del tempo libero: nascono le ACLI, l’ENDAS, la GIAC, ecc., alle quali vengono riconosciuti tutti i benefici di legge e concessa l´utilizzazione di impianti e attrezzature appartenenti all’ENAL e al Commissariato della gioventù.

 

1958/1960 – La nascita dell’ARCI e l’attività di difesa del movimento circolisitico
Nel 1955 il Ministro Scelba firma il nuovo statuto dell’ENAL, che non accoglie nessuna delle istanze di sua democratizzazione. Matura cosi´ l´idea di costituire una organizzazione nazionale di tutti i CIRCOLI, CASE DEL POPOLO, S.M.S. che si riconoscono negli ideali e nei valori democratici e antifascisti . In alcune province italiane si formano alleanze tra i CIRCOLI e nel 1956 si costituiscono in “Alleanza per la ricreazione popolare”.
Un comitato nazionale di iniziativa promosso con  particolare vigore dai CIRCOLI di Bologna, Firenze, Novara, Pisa e Torino indice il convegno “per una convenzione nazionale della ricreazione”.
Il convegno si svolge a Firenze e discute un documento preparato dal “Comitato d´iniziativa” dove viene constatato che “manca un organismo nazionale il quale, al di sopra di ogni interesse di parte e compreso delle più profonde aspirazioni civili e culturali del popolo, rappresenti l´espressione democratica di quanto di vitale esiste in questo campo. Manca cioè una organizzazione unitaria per la ricreazione dei lavoratori…”.
La convenzione nazionale approva lo Statuto della COSTITUENDA ASSOCIAZIONE RICREATIVA CULTURALE ITALIANA (ARCI) ed elegge un Consiglio direttivo nazionale di 35 membri che rimarrà in carica fino alla convocazione del congresso nazionale. La “Convenzione” e´, nei fatti, il primo congresso nazionale dell’ARCI.

 

1961/1967 – Da movimento di difesa a organizzazione culturale
La decisione di dar vita ad una organizzazione unitaria nel campo culturale e ricreativo non e´ solo legata al desiderio di contrastare le tendenze centralizzanti dell’ENAL e di competere con la vasta azione svolta dai CIRCOLI confessionali e con le iniziative ricreative dei grandi complessi aziendali, ma anche allo sviluppo, iniziato verso la metà degli anni ´50, di nuove possibilità di utilizzo del “tempo libero”.
L´attività delle CASE DEL POPOLO era allora caratterizzata dal lavoro partitico-sindacale e da iniziative promosse da “comitati per divertimenti” (salvo non frequenti eccezioni). L´attenzione principale era rivolta alla difesa delle sedi “popolari” dal rischio dell’esproprio e dalle incursioni degli organi di polizia che tendono a contestarne, anche, licenze e attività” (a volte aiutati in questa azione repressiva anche dall’ENAL).
Le forze della sinistra, costrette in posizione difensiva, stentano a sviluppare una sufficiente sensibilità culturale verso i problemi del tempo libero. Si tenga presente inoltre la condizione di attacco concentrico portato da tutti gli organi dello Stato ai CIRCOLI e all’associazione.
Il tentativo di arricchire la capacità di iniziativa culturale dell’associazione inizia con la preparazione da parte dell’ARCI, assieme alla “SOCIETA’ UMANITARIA” di Milano di un convegno sul tempo libero.
L´Umanitaria, diretta dall’azionista Bauer, ha una storia incentrata sul rapporto con la cultura europea. Al convegno partecipano intellettuali importanti come lo stesso Bauer, Mario Spinella, Doumazdier (sociologo francese).
L´ARCI cerca anche di costruire, attraverso l’Umanitaria, un tavolo di incontro con le ACLI, che infatti parteciperanno al Convegno: e´ la prima occasione di incontro e dibattito con le ACLI.

 

1968/1971 – I circuiti alternativi e l’espansione dell’associazione
In questo periodo la vita dei CIRCOLI e delle CASE DEL POPOLO risente dei mutamenti profondi in atto nel paese.
Il cosiddetto “miracolo economico”, pur caratterizzato da profondi squilibri, sperequazioni e contraddizioni economico-sociali, determina tuttavia un notevole sviluppo produttivo e l´espansione del lavoro terziario.
Aumenta il reddito pro-capite ed aumentano i consumi, in particolare quelli dei beni durevoli. L´espandersi della motorizzazione privata e la televisione hanno conseguenze dirette sulle abitudini e sul costume della gente modificandoli sensibilmente.
Le trasformazioni tecnologiche da una parte e la ripresa del movimento sindacale dall’altra, portano alcuni risultati a favore dei lavoratori, come la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali e l´aumento dei salari fortemente corrosi dalla rapida crescita dell’inflazione.
L’ARCI è impegnata a favorire l´apertura delle CASE DEL POPOLO al nuovo rappresentato dai giovani.
Si formano le commissioni giovanili ed in alcuni casi veri e propri CIRCOLI autonomi giovanili all’interno delle CASE DEL POPOLO, talvolta in contrapposizione ai Consigli direttivi delle stesse.
La campagna di solidarietà con il popolo Vietnamita segna un altro momento significativo di impegno del movimento associativo di quegli anni.
Nello stesso periodo l´ARCI, oltre a reagire alla repressione e agli espropri delle proprie sedi territoriali con la costruzione e l´apertura di nuovi CIRCOLI e CASE DEL POPOLO, comincia il suo vero lavoro culturale. Già verso la fine del 1960 era stata costituita la Cineteca e cominciava a consolidarsi un lavoro nel Cinema.
Nel maggio 1961, con un Convegno organizzato a Firenze, l´ARCI avvia un processo di elaborazione teso a sviluppare una propria iniziativa capace di contribuire al superamento della separazione esistente nel paese fra “la cultura dei semplici” e “la cultura degli intellettuali”.
In quel contesto promuove una importante riflessione sulla definizione di “tempo libero”, “tempo di non lavoro” e contemporaneamente un confronto e approfondimento con l’elaborazione teorica riferita a quel tema.
Siamo nel periodo in cui il teatro italiano viene fruito solo da un ristretto ceto sociale; la censura imperversa sulla produzione culturale di massa (cinema, musica, TV, ecc.); la scuola media obbligatoria diventa norma di legge solo nel 1962.
Nel 1961 viene costituita l´ARTA (Associazione dei radio teleabbonati) con la quale inizia l’azione per arrivare alla riforma dalla RAI (la TV è sotto il controllo diretto del Governo e, in particolare, della DC).
Nel 1962 l´ARTA costituisce centri d’ascolto e il premio per le migliori produzioni televisive, chele consentiranno tra l´altro un rapporto positivo con gli operatori del settore.
Non si dimentichi che la prima rilevazione sui tempi di occupazione del telegiornale, da parte dei partiti di governo, e lo studio di semiologia dei messaggi televisivi condotto da Umberto Eco, viene effettuata dal SAP, gruppo di ascolto ARCI di Bologna.
Nel 1966, il IV Congresso stabilisce che l’ARCI può dar vita a proprie Associazioni in settori specifici dell’attività culturale o ricreativa. Nel 1967 viene costituita l’UCCA e comincia il lavoro di costruzione di ARCI Sport che porterà, negli anni successivi, alla nascita di ARCI Caccia e di ARCI Pesca.
Nell’agosto del 1967, anche grazie all’impegno di Pietro Nenni, allora vicepresidente del Consiglio, giunge il riconoscimento ministeriale, mentre l’Associazione sta discutendo l´organizzazione di una struttura di servizio impresariale per gruppi teatrali di base presenti nell’ARCI o collegati ad essa. E´ per questo che, a Prato, viene organizzato un Convegno, al quale partecipa anche Dario Fo, per discutere come agire per superare la grave chiusura elitaria e tradizionalista del teatro italiano.
L´ARCI affronta il biennio ´68-´69 forte di una elaborazione che la rende sensibile e ricettiva alle tematiche che il movimento giovanile, poi operaio, di quegli anni porteranno avanti.
Per certi versi si potrebbe dire che l´ARCI anticipa parte delle argomentazioni critiche contro la “cultura borghese” e a favore di una crescita culturale di massa.
Il giudizio che l´ARCI esprime, già a metà degli anni sessanta, e´ deciso e pesantemente critico verso il mercato e l´industria culturale di quegli anni.
Nel cinema porta avanti una proposta di riforma, critica fortemente la distribuzione commerciale, continua la sua battaglia contro la censura. In campo teatrale, già da alcuni anni ha promosso la nascita di gruppi teatrali (in particolare a Firenze e Perugia con i CUT) e di un nuovo pubblico fuori dalle sedi canoniche.
Il Convegno di Prato del 1967 registra l’incontro fra le formazioni e gli operatori teatrali cresciuti attorno all’ARCI, le esperienze di nuovo teatro, tra cui quella di Dario Fo, da poco avviata a Milano in collaborazione con l’ARCI della città. Nasce da questo clima e da questi rapporti l’esperienza del circuito teatrale alternativo e si sviluppa la stagione dei cineforum.
Un´altra esperienza di grande interesse nell’azione culturale dell’ARCI, seppure limitatamente ad alcune zone del paese, e´ quella che nasce attorno ai limiti della scuola dell’obbligo.
Dal 1968, anche grazie al contributo che viene dalle analisi di Don Milani, alcuni Comitati e CIRCOLI dell’ARCI, soprattutto in Toscana e, in particolare Firenze, sperimentano forme di doposcuola.
A appena sei anni dall’estensione dell’obbligo scolare fino ai 14 anni di età, l´Istituzione Scolastica appare impreparata a rendere effettivo questo diritto, emarginando molti ragazzi , quasi sempre di estrazione operaia o contadina.
L´ARCI passa, rapidamente, dall’idea di estendere i doposcuola alla costruzione di occasioni e sedi di iniziativa per e con i ragazzi, capaci di fornire stimoli e esperienze che la scuola non può dare loro. In un Convegno immediatamente successivo, a Firenze, nasce la proposta di costruire un movimento dei ragazzi; purtroppo allora non se ne farà nulla.

 

1971/1978 – I movimenti studenteschi e deilavoratori. La programmazione culturale sul territorio
Nel 1971 aderiscono all’ARCI 3300 CIRCOLI e CASE DEL POPOLO. Il tesseramento sfiora i 600.000 soci. In un clima di reazione ai grandi movimenti studenteschi e operai degli ultimi anni ´60 e dei primi anni ´70 vanno collocati anche gli attacchi fascisti ad alcune CASE DEL POPOLO alla fine del 1972. Tra quelle prese di mira dal teppismo fascista e danneggiate seriamente ricordiamo quelle di Sesto San Giovanni (MI), Rufina (FI) e Pisa.
Il movimento circolistico e´ impegnato in grandi campagne politiche, di impegno civile e di solidarietà, attraverso migliaia di manifestazioni organizzate dai CIRCOLI e le CASE DEL POPOLO contro il “golpe”fascista cileno o per sostenere la battaglia referendaria a favore della legge per il divorzio.
Nel frattempo, con la costituzione delle regioni e la conseguente abolizione dei cosiddetti “enti inutili”, viene avanzata la proposta formale dell’abolizione dell’ENAL, sancita dal parlamento con la legge del 21/10/78.
Si consolida in questi anni il rapporto unitario con Acli e Endas. Insieme le tre più importanti associazioni italiane daranno vita a esperienze unitarie molto significative.
Tra queste la raccolta di firme per l’abolizione dell’Enal e la costituzione nel 1972 del C.I.C.A., comitato interassociativo circoli aziendali. Nel 1973 il fatto di vita interna più importante, l´unificazione tra ARCI e UISP, centrale di cultura, tempo libero e sport.
L´associazione continua a essere un punto di riferimento importante per i movimenti di lotta di quel periodo,soprattutto sul terreno culturale. Prosegue il suo impegno per la democratizzazione della cultura attraverso nuovi strumenti e progetti.
Dalla esperienza e dalla critica al circuito alternativo si passa alla proposta della programmazione culturale sul territorio, nel tentativo di coinvolgere nella socializzazione dellacultura gli enti locali, profondamente rinnovati nelle elezioni del1976.
Nel 1972 nasce il circuito democratico del cinema,la cooperativa Nuova Comunicazione dell’ARCI promuove nella distribuzione cinematografica film come “S. Michele aveva un gallo”dei fratelli Taviani, “Il Messia” di Rossellini e il cinema latino-americano di Littin, Guerra e altri.

 

1979/1988 – Il ruolo dell’associazionismo nella seconda fase dell’Italia repubblicana
La prima metà degli anni ´80 e´caratterizzata dall’impegno dell’associazione (dal congresso del 1976 si chiama ARCI, associazione di cultura, sport e ricreazione) nel sollecitare e promuovere la nascita di nuovi soggetti associativi sulla base dei valori propri della sua storia.
Lo slogan e´ “creare aggregazione ovunque esprimiamo opinioni, esprimere opinioni ovunque aggreghiamo”. Da questo fermento nascono numerosi soggetti associativi, alcuni dei quali, oggi completamente autonomi, sono ancora protagonisti determinanti della nostra società civile. Altre esperienze riconfluiranno invece dentro l´ARCI.
Si tratta, ricordandole in modo sommario per capire l’attivismo di quegli anni, della Lega Ambiente e del suo giornale Nuova Ecologia, della LEID, lega emittenza democratica, dell’ARCI KIDS, dell’ARCI GAY, dell’ARCI DONNA, dell’ARCI RAGAZZI, dell’ARCI GOLA, dell’ARCI MEDIA.
I loro nomi dicono già quali sono stati i terreni di impegno dell’associazione in quel periodo. Aggiungiamo a questi solo alcune, tra le tantissime esperienze di lavoro e mobilitazione di quegli anni: dai concerti di Patti Smith e Lou Reed che riaprono la stagione dei grandi concerti dopo la chiusura nelle case negli anni del terrorismo, alla mobilitazione a favore delle popolazioni colpite dal terremoto dell’Irpinia, dall’impegno pacifista, a partire dalla III marcia della Pace Perugia-Assisi, Matite per la pace, Comiso, alla I Biennale dei giovani artisti di Barcellona.
Nell´86 l´associazione cambia ancora modello organizzativo, trasformandosi in confederazione di associazioni autonome. A completare questo mosaico di associazioni autonome, con una storia comune (Uisp, ArciCaccia, Lega Ambiente,Arci Gay, Arciragazzi, Movimento Consumatori ecc.), che aderiscono e costituiscono la confederazione ARCI, nasce nel 1987 ARCI NOVA, che prende l´eredità della vecchia Arci nel rapporto col tessuto circolistico e nell’impegno sul terreno culturale.


1989/1994 – Gli anni dei movimenti el’esplosione dei soggetti associativi

Nella seconda metà degli anni ´80 l´associazione vive quindi un pò ripiegata su se stessa alla ricerca di un nuovo modello organizzativo.
Nonostante ciò essa continua a essere un luogo, spesso insostituibile, di aggregazione e di partecipazione per la gente, svolgendo un ruolo positivo per la tenuta democratica e per la difesa dei valori nei difficili anni ´80, caratterizzati dalla cultura dell’omologazione, del rampantismo e dell’egoismo.
L’iniziativa culturale dell’ARCI prima e di ARCINOVA poi raggiunge nella fine degli anni ´80 livelli elevati. Alcuni progetti che caratterizzano l’impegno dell’associazione in questi anni assumono importanza di livello nazionale ed europeo.
All’inizio degli anni ´90, con il crollo dei sistemi del cosiddetto “socialismo reale”, si apre una fase politica completamente nuova.
Lo scontro politico cambia connotati, la vicenda di Tangentopoli apre la strada ad ulteriori cambiamenti, entra in crisi il ruolo di rappresentanza del sistema dei partiti e delle stesse istituzioni.
Le grandi modificazioni dello scenario nazionale e internazionale disegnano nel volgere dei primi anni ´90 un contesto completamente nuovo in cui assume sempre più importanza il ruolo che l´associazionismo democratico può autonomamente svolgere nell’aggregare le forze più sane ed oneste della società.
ARCI confederazione, col suo congresso del 1989, intitolato non a caso “per una cultura europea della solidarietà e delle differenze” e ARCINOVA, innestata nel corpo vivo della comunità, reagiscono naturalmente e ognuna nel proprio ruolo a queste nuove sfide che i grandi cambiamenti in atto lanciano, approdando ad una volontà di rinnovamento che parte anzi tutto dal recupero dei valori originari del suo patrimonio associativo:la solidarietà, la mutualità, lo scambio e la sperimentazione culturale, la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita democratica.
Un processo che si fonda sul pieno recupero delle funzioni storiche dei CIRCOLI e delle CASE DEL POPOLO, strutture portanti del sistema ARCI. Una rete di luoghi di partecipazione consapevole dei cittadini che opera perla promozione umana e civile degli individui attraverso le esperienze collettive.
Tale processo di rinnovamento si concretizza nella riunificazione dei tanti settori di impegno sociale, di solidarietà, di apertura di nuove forme di cooperazione e di relazioni internazionali, di lotta all’esclusione sociale, all’emarginazione e al razzismo con la tradizione di vita democratica e di rapporti di mutualità su cui vivono i CIRCOLI, insomma con i valori che sono il codice genetico dell’esperienza associativa.


1994/1999 – Gli anni di ARCI Nuova Associazione

Nel 1994 inizia il percorso che porta alla costituzione di “ARCI- NUOVA ASSOCIAZIONE “, soggetto sociale che nasce dalla sintesi di due idee guida del movimento associativo italiano come mutualità e solidarietà, e fonda sui valori di una lunga esperienza associativa un progetto di reale partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, di riforma, ma con al centro la persona, del sistema del welfare, di promozione di una società civile in grado di proporre giuste ipotesi di convivenza alle tante comunità che la compongono.
L´eredità dell’ARCI, così com’era nata nel 1957, si esprime oggi in “ARCI – NUOVA ASSOCIAZIONE”, dove sono confluite alcune esperienze di ARCI confederazione (arcisolidarietà, solidarietà internazionale ecc.) e ARCINOVA, sua struttura portante.
Il mondo delle esperienze associative a cui ARCI ha dato vita nella sua storia, come Lega Ambiente, Arci Gay, ArciRagazzi, Movimento Consumatori ecc., e di quelle con cui ha condiviso un percorso come l’UISP, sono oggi legate da un patto federativo, aperto ad accogliere altre esperienze, provenienti da altre storie associative.
Dal 2006 l’Arci trasforma la propria denominazione da “ARCI Nuova Associazione” in “Associazione ARCI”.

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