Più equità sociale per curare la democrazia. Appello per le elezioni Europee di giugno 2024

Più equità sociale per curare la democrazia. Appello per le elezioni Europee di giugno 2024

Il Forum Terzo settore della Toscana si riconosce nell’appello pubblicato dal Forum nazionale del Terzo settore per la prossima campagna elettorale Europea e lo fa proprio. Nel condividerne i contenuti vuole porre un particolare richiamo all’impegno dei canditati e dei futuri parlamentari per un cambio di passo nell’approccio all’economia sociale ed ai suoi strumenti in una rinnovata armonia con lo sviluppo degli strumenti del dialogo civile e della partecipazione democratica, perché siamo fermamente convinti che la crescita di nuovi modelli di welfare possa riuscire solamente coniugando i principi di pluralismo, solidarietà e mutualità.

Più equità sociale per curare la democrazia

Dopo un periodo di rinnovata attenzione al Terzo settore, aperto con la riforma del 2016, si vedono oggi più chiari i segni del progressivo mutare dell’interesse del legislatore. Uno spostamento che vuole le istituzioni di Terzo settore sempre più alleggerite dal ruolo di interlocutore sociale e politico e sempre più spostate nel ruolo di fornitore di servizi pubblici in congiunzione ad una spinta più legata all’obiettivo del risparmio di spesa che alla costruzione di effettive soluzioni partecipate.

In Europa si è rinnovata la spinta sugli strumenti dell’economia sociale e si sono concretizzati atti di indirizzo per la tutela delle associazioni transfrontaliere. Di fronte alle difficoltà dei modelli di welfare nazionali, si interviene per contrastarne il decadimento, ma la formula resta la stessa, legata alla ricerca di coerenza tra il modello economico concorrenziale e le esigenze sociali e solidaristiche poste dalla sostenibilità dei servizi di interesse generale.

Continua a mancare un elemento, non sufficientemente considerato, a nostro avviso, in questo processo di conciliazione: la tutela della partecipazione democratica e dei suoi processi. L’influenza delle spinte individualiste, liberiste e populiste è giunta ad un punto nel quale non si tratta solamente di come conciliare mercato e interventi ridistributivi, ma di come correggere gli esiti del circuito che lega la difficoltà dei modelli di welfare alla crescita delle diseguaglianze alla sofferenza dei processi democratici.

Equità sociale e democrazia si legano nella necessità di costruire nuovi modelli di partecipazione che alla base trovano fondamento nella difesa e nella costruzione collettiva del bene pubblico, primi su tutti, sanità pubblica e scuola pubblica di qualità.

La tutela dei valori democratici passa dalla capacità di connettere l’azione dello Stato con le comunità, così si ha quel continuo rinnovamento del patto di fiducia tra rappresentati e rappresentanti, base del riconoscimento dell’Istituzione pubblica, affermazione della sovranità popolare e del principio pluralista. Certamente anche per questo il legislatore costituzionale ha manifestato preferenza per il metodo sussidiario, ossia per lo spostare la decisione nel punto più prossimo al cittadino, nel chiaro intento di recuperare la spinta partecipativa.

Al contrario, però, nell’azione politica si è consolidata la spinta alla disintermediazione e alla frammentazione sociale. Questa azione si è saldata alla cultura individualista e alle ideologie populiste indebolendo gli strumenti del dialogo civile e facendo percepire generalmente come superato il ruolo dei corpi intermedi.

L’Europa non deve difendersi dal non profit e non deve cercare di ricondurlo alle dinamiche dell’impresa ma valorizzarne invece la funzione partecipativa. L’azione democratica del Terzo settore è un bene comune da tutelare con la massima attenzione e con la più ampia concorrenza di forze. Ma le associazioni possono essere strumenti di democrazia e coesione sociale solo se loro azione non viene snaturata e soffocata dagli adempimenti burocratici.

Per questo chiediamo l’impegno dei canditati e dei parlamentari europei eletti sui seguenti argomenti:

No all’IVA sul Terzo settore
Con una modifica normativa del dicembre 2021 l’Italia, a chiusura di una procedura infrazione UE, ha ricondotto nel campo IVA le associazioni non profit che precedentemente ne erano escluse. Il cambio di regime, applicabile da gennaio 2025, produrrà, oltre ad un’insostenibile equiparazione degli enti non profit alle imprese commerciali, un sostanziale aggravio di adempimenti burocratici senza, peraltro, determinare maggior gettito per lo Stato. Ricondurre il Terzo Settore al campo IVA significa voler equiparare le associazioni alle imprese commerciali, ricondurre il rapporto tra associazioni e soci, tra associazioni e comunità, a quello cliente fornitore, logica che deve essere fermamente respinta per non intaccare la funzione costituzionale e democratica delle associazioni, tanto preziosa nel contesto di frammentazione sociale sempre crescente. È indispensabile sostenere l’azione avviata per invertire la rotta e ricondurre in esclusione gli enti di Terzo settore, valorizzandone le basi oggettivi di condotta ispirata all’attuazione del principio solidaristico e non all’azione economica.

Superare la discriminazione IVA per la cooperazione sociale
È poi indispensabile dare pari trattamento ai fini IVA alle cooperative sociali considerato che ad oggi è loro impedito di fatturare alcuni servizi con l’aliquota del 5%. È un’ingiustificata disparità di trattamento tra gestori dello stesso tipo di strutture socio-sanitarie particolarmente marcata rispetto alle società di capitali considerate esenti dal tributo. La Corte di Giustizia europea ha sancito che il sistema comune dell’Iva garantisce la ‘perfetta neutralità dell’imposizione fiscale per tutte le attività economiche, indipendentemente dallo scopo o dai risultati di dette attività’. A maggior ragione si fa fatica ad accettare una ingiustificata disparità di trattamento tra enti che gestiscono lo stesso tipo di strutture socio-sanitarie, come ad esempio le Rsa: considerare, pertanto, la quota sanitaria comprensiva dell’Iva è, quindi, una violazione dei principi di concorrenza e di parità di trattamento, perché le cooperative sociali vengono penalizzate rispetto ai soggetti privati for
profit che operano in esenzione Iva, avendo compensi diversi.
Il principio mutualistico, modalità attuativa delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale rappresenta un baluardo insostituibile che non può essere penalizzato a discapito di altro.

Dare seguito alla raccomandazione 2023/2836 sulla promozione della partecipazione effettiva dei cittadini e delle organizzazioni della società civile.
L’Italia, con la riforma del Terzo settore, ha dato una profonda riscrittura dell’intera disciplina del non profit, ponendosi l’obiettivo si ridefinire, in attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, anche le modalità di rapporto tra Pubblica Amministrazione Terzo settore: “Si è identificato … un ambito di organizzazione delle libertà sociali non riconducibile né allo Stato, né al
mercato, ma a quelle forme di solidarietà che, in quanto espressive di una relazione di reciprocità, devono essere ricomprese tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico, riconosciuti, insieme ai diritti inviolabili dell’uomo, come base della convivenza sociale normativamente prefigurata dal Costituente”. Con queste parola la Corte Costituzionale nel giugno del 2021 ha descritto il rapporto tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore delineato dalla riforma definendolo di Amministrazione Condivisa.
La ricerca di una via alternativa al mercato ed al sistema competitivo – a maggior ragione nel contesto delle attività di interesse generale – è certa affermazione del principio solidaristico e di sussidiarietà. Il Terzo Settore toscano crede fermamente in questo percorso, forte anche del prezioso lavoro svolto da Regione Toscana. La sfida è quella di coniugare lo sviluppo dell’economia sociale tracciato nella raccomandazione 2023/1344, con il principio solidaristico e con la promozione della partecipazione democratica.
Non vogliamo un Terzo settore ridotto a mero fornitore pubblico. Crediamo nel processo di condivisione degli atti di programmazione pubblica quale arricchimento democratico del procedimento amministrativo.

Per questo si richiama l’impegno dei candidati e dei parlamentari sugli obiettivi della raccomandazione 2023/2836 ed in particolare:

1. creare e mantenere un ambiente sicuro e favorevole per le organizzazioni della società civile ai fini dell’effettiva partecipazione di queste ultime ai processi di elaborazione delle politiche pubbliche
2. destinare finanziamenti specifici per sviluppare la capacità delle organizzazioni della società civile di partecipare ai processi di programmazione delle politiche pubbliche;
3. adottare piani d’azione specifici, o iniziative equivalenti, per istituire quadri nazionali finalizzati a promuovere uno spazio civico sicuro e favorevole e un’effettiva partecipazione all’azione della
pubblica amministrazione delle organizzazioni della società civile.

Gli aderenti al Forum del Terzo settore della Toscana
ACLI, AGESCI, AICS, AGCI, ANCESCAO, ANPAS, ANSPI, ANTEAS, ARCI, Arci Servizio Civile, AUSER, AVIS, CEART, CNCA, CNV, CSI, ConfCooperative/Federsolidarietà, Croce Rossa Toscana, Legacoop, Legambiente, LILA, MCL, Misericordie, TOSCARITAS, UISP.

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