Balcani: pensieri sull’alluvione

Balcani: pensieri sull’alluvione

Giovedì 29 maggio alle ore 17.00 presso l’ Informagiovani di Arezzo (Piazza S. Agostino 8) si terrà, per l’ultimo appuntamento del ciclo di eventi di Chiemera Arcobaleno, Arcigay Arezzo per celebrare la giornata contro Omofobia e Transfobia, la presentazione del libro ‘Diritti in transito. La condizione giuridica delle persone transessuali’ di Anna Lorenzetti. Sarà presente l’autrice.
 In un’Italia distratta dal frastuono assordante di una faticosa campagna elettorale, è passata purtroppo in sordina la tragedia che ha colpito i vicinissimi Balcani, le popolazioni della Bosnia, Croazia e Serbia. Ancora non si hanno i dati ufficiali delle tragedia, l’acqua si sta ritirando e dalla melma spuntano fuori, come ci si aspettava, altre vittime oltre ai danni subiti da abitazioni, infrastrutture, economia e agricoltura. Essendo io di lingua madre serbocroata e avendo tanti amici dall’altra parte delle frontiere, ho avuto modo di seguire la tragedia con maggiore attenzione e coinvolgimento. E con mia sorpresa ho realizzato come la solidarietà sia scattata come una reazione istintiva, da Belgrado sono iniziati a partire autobus carichi di volontari, giovani e meno giovani di donne, uomini tutti con un imperativo interiore: dare una mano in qualche modo. Vorrei condividere alcuni aspetti che mi hanno colpito, storie che mi hanno fatto riflettere soprattutto perché stiamo parlando dei Balcani.Da quello che leggo e che mi raccontano sembra proprio che accordi di Dayton sulla divisione netta dei territori serbi, croati e bosniaci siano andati a farsi benedire davanti a questa tragedia. Ecco quindi i croati nei villaggi serbi che salvano i bisognosi, saltano le divisioni anche in Bosnia, si dimenticano gli asti, gli odi, la guerra…gli sloveni mandano i mezzi e i gommoni ….non siamo né serbi, né croati, né bosniaci…siamo umani…leggo e rifletto. Novak Djokovic, il tennista amato da tutti (e orgoglio nazionale serbo) scrive che dall’alluvione è emersa la Jugoslavia… “fratellanza e unione dei popoli” come ci insegnavano fin da piccoli mentre diventavamo pionieri di Tito…tuffo nel cuore dei Jugo-nostalgici.A Obrenovac, uno dei luoghi maggiormente colpiti, che l’anno scorso ha ospitato una 40ina richiedenti asilo provenienti dal Medio Oriente e da alcuni paesi dell’Africa con non poche difficoltà, ha visto tutti impegnati nell’aiuto alla popolazione colpita: “ci avete aiutato voi, è normale che siamo adesso siamo noi ad aiutare voi”. Intaccando così con semplici azioni quei principi nazionalisti e razzisti che spesso caratterizzano la società serba di oggi. Un’altra storia mi ha particolarmente colpito. E’ un racconto di una volontaria che si trova in un centro di accoglienza allestito per le persone alluvionate. C’è un grande caos, i bambini che piangono, i grandi che si disperano. È in corso la distribuzione degli primi aiuti e in quel momento vedono 4 donne Rom che si avvicinano….una delle volontarie sibilla subito i classici commenti velenosi: “ecco i Rom…appena vedono che si distribuisce qualcosa arrivano per accaparrassi qualcosa….”. Una delle 4 donne timidamente si avvicina e dice che loro quattro vorrebbero offrire aiuto, ma non hanno nulla da dare, possono però allattare i bambini se sono affamati e se le loro mamme sono d’accordo…..e si sono messe lì a offrire il loro seno, l’unica enorme ricchezza di cui disponevano. Sono rimaste lì fino a sera sfamando 20 bambini. Le 4 donne Rom, non hanno voluto nulla in cambio se non l’acqua, necessaria per produrre più latte. I fiumi si stanno calmando, rientrano, si ritirano e lasciano dietro il disastro. Ci vorranno anni per la costruzione, per tornare alla normalità. Qui ho voluto semplicemente raccontare della solidarietà straordinaria, venuta dalle persone da cui meno ti aspetti aiuto perché spesso sono proprio le difficoltà più grandi che generano cambiamenti o almeno questo è quello che voglio sperare nel vedere tanta distruzione. Per concludere, riporto le parole di una mia carissima amica di Belgrado che scrive : “Quando finisce tutto questo caos ricordiamoci, noi popolo serbo, che le donne Rom hanno allattato i nostri figli, che i Croati ci hanno tirato fuori dai fiumi impazziti e che i gay ci hanno portato le coperte, cibo e gli abiti asciutti….”Ah, già, anche noi da questa Italia sempre più ripiegata in se stessa, guardiamoci un po’ intorno….La ex Jugoslavia è davvero a due passi. Lidija DominikovicARCI Toscana    

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