Beni, ” Ricostruire nella società un progetto di cambiamento”
“Tra le tante perplessità che suscita la nascita del nuovo governo e le contraddizioni che porta con sé, c’è una bella notizia: la presenza di una donna di origine straniera al Ministero dell’integrazione, che promette bene sia per il nome (del Ministero), che per l’esperienza e la competenza della persona scelta per dirigerlo”. Così Filippo Miraglia, Responsabile Immigrazione Arci Nazionale.
Non che sia disdicevole in assoluto che i partiti trovino punti di intesa nell’interesse generale. Ma la situazione italiana, segnata da un’emergenza economica e sociale pesante e da una crisi democratica resa ancor più drammatica dall’onda di sfiducia emersa dal voto, richiedeva un cambio di rotta radicale. La soluzione c’era: un governo di svolta per far fronte all’emergenza sociale e larghe intese sulle riforme istituzionali. Ad affossarla ha contribuito non solo il nuovo equilibrio tripolare del parlamento o la riottosità dei 5 stelle a sostenere un governo con il centrosinistra, ma soprattutto le spaccature nel PD e il comportamento indegno di una parte dei suoi eletti nel voto per il capo dello stato. Restavano solo due alternative: tornare al voto senza aver risolto alcuno dei problemi sul tappeto o fare un governo che provasse ad affrontarli. Si può discutere se la strada scelta sia una resa alla destra o un atto di responsabilità nell’interesse del paese. Intanto il centrosinistra si è diviso. In questo difficile contesto Letta ha composto un esecutivo con un forte rinnovamento generazionale e di genere, ha coinvolto alcune figure nuove e competenti, ha fatto scelte di valore simbolico come quella della delega sull’immigrazione a Cecile Khyenge, la prima ministra nera. Certo, non basta questo a promuovere il nuovo governo. Ci sono i limiti, l’assenza di segnali di apertura al mondo del lavoro, un programma per ora fatto soprattutto di buone intenzioni, e i ministeri chiave affidati a persone che non garantiscono la necessaria discontinuità rispetto alle scelte fin qui perseguite. E naturalmente, il ritorno in campo del centro destra e di Berlusconi. Il nuovo esecutivo a questo punto, in ogni caso, da oggi in poi andrà valutato sulle scelte concrete che farà. Un governo sostenuto da forze che restano alternative e in competizione è un’anomalia. C’è bisogno di una sinistra che non dimentichi i suoi valori non negoziabili e non rinunci ad avere un progetto e un’idea di società. Nelle istituzioni, questo vuol dire incalzare l’azione del governo rivalutando il ruolo del parlamento in una sana dialettica democratica. Ma è anzitutto nella società che si dovrà lavorare per ricostruire un progetto di cambiamento e dare nuova unità e rappresentanza ai soggetti sociali e ai loro diritti. Paolo Beni