Solidarietà al popolo siriano
Una degustazione guidata della Vernaccia di San Gimignano e del Rosso di San Gimignano di produzione locale chiuderà il cartellone degli “aperitivi a km0” a “Il Ristoro di Cellole” (in località Poggio a Issi – Larniano, a San Gimignano). L’appuntamento è per sabato 31 agosto alle ore 19, in compagnia di Letizia Cesani e Ivaldo Volpini, rispettivamente, presidente e vicepresidente del Consorzio della Denominazione di San Gimignano, di Adriano Scarpelli, vicepresidente della cooperativa Maniunite e di Serenella Pallecchi, presidente dell’Arci provinciale di Siena, che saranno ospiti di una puntata speciale di “Wine Station”, format radiofonico in onda ogni sabato su Antenna Radio Esse e giunto alla settima edizione con la conduzione di Cristiana Mastacchi e Giovanni Pellicci. La puntata “speciale” sarà trasmessa sulle frequenze di Antenna Radio Esse domenica 1° settembre dalle ore 19 alle ore 20 e in replica sabato 7 settembre dalle ore 12 alle ore 13.
Il governo italiano, pur unendosi alla unanime condanna internazionale per l’attacco chimico condotto nella periferia di Damasco, ha per ora opportunamente escluso qualsiasi coinvolgimento del nostro Paese in una operazione militare che non abbia il mandato delle Nazioni Unite. L’Arci, da sempre impegnata per la pace e il dialogo, ribadisce che in nessun caso è ammissibile un’azione militare oggi in Siria e che il nostro paese non deve partecipare né offrire supporto logistico ad un eventuale intervento. Venticinque anni di interventi “umanitari”, o altrettanto falsamente motivati, dalla ex-Jugoslavia all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia hanno dimostrato che con le bombe non si risolvono le crisi ma si aggiunge violenza alla violenza, sangue al sangue, si producono distruzioni e sofferenze per le popolazioni civili indifese, si alimentano terrorismo e fondamentalismo. L’Arci ha sempre difeso e appoggiato le strade del dialogo e del coinvolgimento delle Nazioni Unite nella risoluzione dei conflitti, sostenendo solo le azioni di peacekeeping militare svolte sotto l’egida e con il mandato delle Nazioni Unite. Anche oggi in Siria l’unica via di uscita, pur se di difficile attuazione, è quella del cessate il fuoco, dell’arbitrato internazionale e della interposizione, della diplomazia e della pressione internazionale, per lasciare aperte al dialogo le porte che un attacco militare chiuderebbe con gravissime conseguenze sulla stabilità di tutta l’area mediorientale, per aprire lo spiraglio a una soluzione politica. La comunità internazionale deve usare ogni strumento legittimo in suo possesso per fermare il regime dittatoriale di Assad che spara sulla popolazione, ma anche i signori della guerra e del terrore che hanno egemonizzato la rivolta armata. E per sostenere e restituire la parola a coloro, donne, giovani e democratici, che avevano iniziato la rivolta popolare nonviolenta, che la repressione prima e la guerra poi hanno travolto. La comunità internazionale e in primis l’Europa e l’Italia devono assumere protagonismo nella salvaguardia della popolazione civile e dei profughi, impegnare risorse a sostegno delle agenzie umanitarie e delle ong che assistono le vittime civili. La pace, la giustizia e la democrazia si affermano e si rafforzano dove si investe in percorsi di solidarietà e cooperazione tra comunità, dove si sostengono e si aiutano le forze democratiche e di progresso, dove si percorre l’opzione politica e diplomatica, non certo con l’uso delle armi. La storia, passata e attuale, lo dimostra.