‘Io Riattivo il lavoro’: campagna per l’utilizzo delle terre confiscate alla mafia

‘Io Riattivo il lavoro’: campagna per l’utilizzo delle terre confiscate alla mafia

Nel corso del 2011, gli effetti degli sconvolgimenti politici, sociali ed economici della cosiddetta ‘primavera araba’ hanno visto anche in Toscana un incremento consistente di associazioni di volontariato impegnate nell’accoglienza di profughi provenienti dal Nord Africa. Questo corso propone un approfondimento sia della situazione che dei mutamenti geopolitici, economici e sociali in alcune aree del mondo, offrendo strumenti conoscitivi idonei a rappresentazioni sociali adeguate e non stereotipate. 
 Con la mafia si lavora e con lo Stato no? Sembra impossibile ma questo interrogativo è stato posto talvolta, magari provocatoriamente, quando attività economiche e produttive, simbolo del potere delle mafie, una volta sequestrate dallo Stato, sono rimaste chiuse, lasciando senza lavoro e senza reddito i lavoratori coinvolti. Le carenze dell’attuale legislazione e l’assenza del ruolo del governo non consentono infatti che esse diventino modelli di legalità economica capaci di garantire sicurezza sociale. Ciò rischia di tradursi in una sconfitta dello Stato nei confronti della criminalità, il cui consenso deriva proprio dalla capacità di dare lavoro in territori di grave disoccupazione ed esclusione. Rendere le aziende sequestrate e confiscate presidi di legalità democratica ed economica e capaci di garantire lavoro dignitoso e legale è perciò l’obiettivo della campagna nazionale ‘Io riattivo il lavoro’, promossa da forze sindacali e associazioni (Cgil, Anm, Libera, Arci, Acli, Confesercenti, LegaCoop, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Sos Impresa). Alla campagna si affianca  una proposta di legge di iniziativa popolare, che punta a raccogliere  firme (c’è tempo fino al 31 maggio) per ampliare l’attuale copertura degli ammortizzatori sociali, favorire l’emersione alla legalità dell’azienda nel momento della gestione da parte dell’autorità giudiziaria, sostenere il percorso di riconversione delle aziende per rilanciarle nella fase di confisca. In Italia, al 2 novembre 2012, sono 1636 le aziende confiscate e il 90% di queste sono destinate al fallimento, con circa 80mila lavoratori coinvolti.Il quadro che emerge è devastante: circa 72mila lavoratori e lavoratrici – sempre più spesso inconsapevoli della mafiosità del proprio datore di lavoro – hanno pagato con il licenziamento e la disoccupazione l’inadeguatezza delle istituzioni nel valorizzare l’enorme patrimonio economico costituito dalle aziende confiscate, e ciò avviene proprio in territori già fortemente condizionati dalla zavorra mafiosa. I sequestri e le confische dall’inizio della crisi sono aumentate del 65%, un dato drammatico e poco noto, che testimonia a pieno la vulnerabilità del nostro tessuto economico. Tutti i settori produttivi sono coinvolti dal fenomeno, e una percentuale particolarmente alta riguarda settori chiave per il nostro paese: il terziario (45%), l’edilizia (27%) e l’agroalimentare (8%).È possibile trovare aziende sequestrate e confiscate in tutta Italia, da Nord a Sud.Le regioni con il numero più alto di aziende sono la Sicilia (37%), la Campania (20%), la Lombardia (12%), la Calabria (9%) e il Lazio (8%). Fra le proposte, quindi, ci sono la costituzione di una Banca dati delle aziende sequestrate e confiscate, la valorizzazione del territorio, la tutela dei lavoratori, l’uso sociale delle aziende. L’Arci invita tutti i comitati territoriali e regionali a promuovere la campagna attraverso la raccolta di firme da effettuarsi seguendo il vademecum contenente le regole per la buona riuscita dell’iniziativa e per l’effettiva validità delle firme raccolte. Per informazioni www.ioriattivoillavoro.it . Sul sito www.arci.it i fogli per la raccolta firme e il vademecum.

Ultimi articoli

Sabato 7 Dicembre torna la Notte Rossa di Arci Toscana: la festa, giunta alla sua

Ci riguarda. Sono le elezioni europee più drammatiche di sempre. C’è un’onda nera pronta ad invadere il

Il Forum Terzo settore della Toscana si riconosce nell’appello pubblicato dal Forum nazionale del Terzo

ROMA, 16 APRILE 2024 – Si aprirà giovedì 18 aprile a Prato, per concludersi il

ARCI AREZZO CON LA PALESTINA NEL CUORE: dalle ore 10 camminata e letture sui luoghi