Contro le barricate servono programmazione e reti sociali forti

Contro le barricate servono programmazione e reti sociali forti

Un corso sui temi delle migrazioni e dello sviluppo nell’ambito della cooperazione internazionale. Questo è “Senza Frontiere”, percorso in cinque lezioni organizzato da Arci Toscana insieme ad Anci Toscana, Cesvot, Regione Toscana, Cospe, Euap e Funzionari senza Frontiere che si rivolge ai cittadini di origine straniera, che vivono e operano nelle nostre comunità. 
 La scorsa notte a Goro e Gorino, in Provincia di Ferrara, sono state allestite barricate per impedire l’arrivo, per decisione prefettizia, di un pullman che portava ben 12 (dodici) donne migranti (una di queste incinta) in un ostello.Donne traumatizzate da viaggi pericolosi e povertà assoluta condannate nuovamente “alla deriva”, nonostante l’impegno di volontari e militari impiegati nei soccorsi di cui si ha quotidianamente notizia. Donne costrette a vivere una notte in una caserma, dopo un viaggio e violenze terribili, bloccate da cittadini irrispettosi dell’interesse pubblico che ragionano solo secondo la difesa di interessi particolari per diffidenza pregiudiziale.Non può l’esasperazione dei cittadini trasformarsi in un gesto di simile intolleranza. L’accoglienza è un servizio pubblico, previsto per legge, che non può essere impedita. La decisione prefettizia non è la modalità che come Arci auspichiamo, ma nello stesso tempo non possiamo tollerare reazioni così tremende come quelle che si sono verificate questa notte.Serve un maggior ruolo di programmazione e regia che dovrebbe essere sempre guidato dagli enti locali nel loro complesso, con la fattiva collaborazione delle reti sociali sul territorio, il Terzo Settore in primis. Come Arci lo diciamo da sempre, in quanto solo con una valutazione dell’impatto sociale e la promozione della mediazione sociale di soggetti competenti nella comunità che accoglie è possibile non alimentare derive profondamente razziste.C’è bisogno di uno sforzo da parte di tutti perché all’accoglienza materiale, imprescindibile per le persone, si accompagni una intensa, decisa e irrinunciabile azione di ripristino della cultura dell’accoglienza. C’è bisogno di dire con forza che a questo spettacolo senza cuore e senza testa, non vogliamo più assistere.Non possiamo essere soli a sostenere questo, ma al di là delle ripercussioni elettorali che questi temi alimentano, restiamo umani e chiediamo alla politica di ogni livello territoriale che si pronunci e si attivi per mantenere la rete sociale dove ancora esiste e ricostruirla dove appare distrutta.

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