Al centro del Meeting di Cecina diritti, solidarietà e cultura
Nei giorni del MIA, mentre arrivano da tutta Italia notizie di violenze e discriminazioni che trovano una legittimazione nelle parole d’odio delle forze di estrema destra e di alcuni rappresentanti del governo che continuano a confondere l’azione politica con la propaganda e si rifiutano di metter mano ai reali problemi del Paese, a Cecina veniva diffusa conoscenza e venivano rilanciate proposte, rispondendo a un bisogno di molti: come adoperarsi per contrastare l’intolleranza. Abbiamo chiamato esperti, accademici, rappresentanti dell’associazionismo e delle istituzioni, ma anche tanti operatori di settore, con cui abbiamo passato in rassegna le buone pratiche e le difficoltà, i problemi e le possibili soluzioni. Le formazioni della mattina hanno visto giornalisti confrontarsi sul tema delle guerre presenti nel mondo grazie al contributo dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti. Nel corso degli anni, i media italiani ed europei hanno visto incrementare la presenza del dibattito sulle migrazioni, le frontiere e l’accoglienza. Problematiche legate in parte al grande tema delle guerre in corso. Sono 35 in questo momento e solo in minima parte trovano spazio nell’informazione del nostro Paese. Al boom d’informazione sui flussi migratori – l’incremento è stato nel tempo di quasi l’80% sulla stampa e di quasi il 250% nei notiziari – non ha fatto seguito una crescita dell’informazione sui conflitti, nonostante circa 3,5miliardi di persone al mondo ne siano coinvolte. Non si raccontano a sufficienza le ragioni che portano alle troppe guerre, non si valuta lo stato di applicazione dei diritti umani, non si associano cause ed effetti.Grande spazio è stato dato alla formazione, con un particolare focus su quella collegata agli operatori dell’accoglienza, incentrata su strumenti, metodologie e buone prassi per l’inserimento socio-lavorativo dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale e umanitaria.L’inclusione sociale ed economica di rifugiati e richiedenti asilo, infatti, rappresenta uno degli obiettivi principali dello Sprar (il sistema di protezione dei rifugiati e richiedenti asilo), e la nostra formazione ha voluto porsi l’obiettivo di sviluppare e riuscire a fornire ai partecipanti gli strumenti e le competenze necessarie per decodificare la domanda dell’utente. Così, infatti, riteniamo che si possa impostare un piano di intervento efficace, presupposto essenziale per sviluppare in maniera concreta un modello di intervento per la presa in carico integrata e l’inserimento socio lavorativo a partire dal sistema dei servizi territoriali per il lavoro e la formazione.Abbiamo poi dato vita a diverse forme laboratoriali e, tra queste, abbiamo parlato di comunicazione e accoglienza, con esercitazioni pratiche su come si parla dei temi legati all’antirazzismo contrastando l’hate speech e decostruendo gli stereotipi.Dal Meeting si è fatto un passo in avanti nella campagna Welcoming Europe, con cui i cittadini europei chiedono una Comunità accogliente e corridoi umanitari, si è levato un appello unanime da enti locali e terzo settore per non gettare al vento il grande lavoro fatto in questi anni con lo Sprar, che il Ministro dell’Interno sta bloccando e poi, appunto, si è puntata l’attenzione sul grande tema della cittadinanza delle nuove generazioni, con Stranieroi, progetto che ha permesso, grazie alla collaborazione di CONNGI (Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane) e alla Woodworm (etichetta discografica indipendente italiana) di mettere insieme partecipazione, diritti, attivismo, identità e interazione.I ragazzi delle nuove generazioni, i rappresentanti di CONNGI e di Italiani Senza Cittadinanza – con il loro background migratorio e il loro bagaglio culturale, linguistico e sociale – si sono confrontati sui temi dell’identità e del fare comunità con artisti musicali come Paolo Benvegnù, Rancore, gli Zen Circus e Motta insieme alla Presidente nazionale di Arci Francesca Chiavacci.Stranieroi è un progetto che parte dal MIA per toccare altri appuntamenti culturali italiani per raccontare storie ‘normali’ e destrutturare stereotipi e luoghi comuni lanciati dalla politica dell’odio e dell’ignoranza.Come ha detto la presidente nazionale di Arci, intervenuta in chiusura della manifestazione, la nostra Associazione «su questo, come su tutte le altre grandi questioni legate all’antirazzismo, continuerà a impegnarsi e a fare da collante per tutte quelle persone, e sono molte fortunatamente, che non si rassegnano a questa deriva. Non a caso, lo slogan che abbiamo voluto scrivere sulla tessera 2018/2019 è ‘più cultura, meno paura’: raccontando le esperienze positive di solidarietà e accoglienza e approfondendo gli strumenti indispensabili perché si possa smontare il racconto distorto che le destre ne fanno, si può aiutare il paese a non indietreggiare su diritti e libertà e quindi, a crescere. Ecco, questo abbiamo fatto in questi giorni al MIA, e questo continueremo a fare, nei nostri circoli e nelle nostre associazioni, ogni giorno».