Palestina, un’unità nazionale in cui ormai credono in pochi

Palestina, un’unità nazionale in cui ormai credono in pochi

  E’ questa, oltre all’occupazione, quella che viene considerata come la causa principale delle difficoltà del popolo. Già nel congresso di Fatah di novembre 2016 fu uno dei temi all’ordine del giorno quello di convocare un incontro con Hamas e la Jihad Islamica in vista della futura riunione dell’OLP. Non si tratta quindi di un tema dell’ultima ora, sono ormai molti anni che le negoziazioni, con alti e bassi, vanno avanti. «Nessuno ha reagito», così Hussam Hamdouna del Remedial Education Center di Gaza risponde alla domanda su quali sono le aspettative delle persone che vivono nella grande prigione che è oggi la striscia.«Nel 2014 è successa la stessa identica cosa, ma dopo alcuni incontri non è stato dato seguito agli intenti annunciati, le asperità sono invece aumentate col passare del tempo. L’unico elemento che possiamo rilevare noi è il peggioramento della vita delle persone, soprattutto a Gaza, dove ormai vivere o condurre una vita normale è diventato impossibile. La chiusura totale della Striscia, la mancanza di energia elettrica e di materie prime, una ricostruzione che non è mai partita. E la classe politica, di qualsiasi partito, che pensa soltanto ad auto mantenersi e a rafforzare la sua influenza. Il fatto che non ci sia stata nessuna reazione tra la popolazione all’annuncio dell’accordo tra Hamas e Fatah è un fatto che racconta molto di quanto ormai la gente sia disillusa e, in molti casi, senza speranza».Lo stesso atteggiamento è diffuso in West Bank dove il senso di disillusione e il non riuscire a vedere una soluzione prevale. Le critiche all’ANP sono ormai all’ordine del giorno e il fatto che siano state sospese le elezioni municipali non aiuta. In Palestina non si vota da oltre 10 anni, come possiamo pensare che le forze in campo siano ancora rappresentative? In questo panorama interno, l’accordo potrebbe quindi rappresentare una soluzione, ma solo se accompagnato da azioni concrete e democratiche. Questo meriterebbero i nostri amici e compagni palestinesi, una classe politica coraggiosa che li rappresenti con la dignità che meritano.

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