IL SENATO APPROVA LA RIFORMA DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
Intervista all’On. Giorgio Tonini, Senatore della Repubblica Italiana, relatore del nuovo impianto legislativo(Intervista audio del 30 Giugno 2014, a cura dell’associazione Carretera Central) 1. In Italia esistono numerosissime associazioni di volontariato che si occupano di cooperazione e solidarietà internazionale, che rivendicano, anche alla luce dell’iter di riforma del settore, un proprio spazio nel dibattito. La riforma tiene conto di queste realtà? Noi abbiamo dialogato molto in particolare con le ONG, ma anche con organizzazioni come la Focsiv ed altre, innanzi tutto per il quadro complessivo di sistema. Allo stesso tempo è vero che c’erano aspettative di norme specifiche, in particolare sul volontariato, che non hanno trovato spazio nella legge, anche per una scelta del Governo di evitare di appesantire con questioni che avrebbero potuto rallentare l’iter della legge stessa. Però, a me sembra che l’impianto complessivo sia un impianto che valorizzi molto il ruolo delle organizzazioni, della società civile, a cominciare dal volontariato. 2. Tra le novità della riforma abbiamo la nomina di un viceministro con delega alla cooperazione internazionale e la costituzione di un’agenzia. Tali trasformazioni sono in linea con modelli e strumenti di altri paesi partner dell’Unione Europea? Naturalmente in Europa ci sono situazioni molto diverse ed ogni Paese ha un sistema suo, non c’è uno standard europeo. Però noi abbiamo cercato di strutturare un sistema che sia il più possibile capace di dialogare a livello europeo. Quindi l’idea e la previsione di un viceministro della cooperazione, stabile, e l’idea di un’Agenzia, ci sembrano il modo migliore per avere un peso e ruolo nei tavoli europei, a cominciare da quelli più alti, che si fanno a Bruxelles, per la programmazione della cooperazione europea. Il fatto che ci sia un viceministro che si occupa stabilmente di questa questione e che ci sia un’agenzia che diventa una “scuola italiana di cooperazione”, per così dire, un modo italiano di fare la cooperazione, che è strutturato nel tempo, stabile e professionalizzato, a noi sembra la modalità migliore anche per interagire col livello europeo. 3. Dalla legge della cooperazione di venti anni fa’ ad oggi sono cambiate molte cose. Ad esempio la crisi ha colpito in maniera importante molti paesi partner dell’Unione Europea. Com’è cambiato il dibattito sulla cooperazione allo sviluppo e qual è l’approccio alla base di questa riforma? C’è una questione di tipo culturale, di approccio culturale: dalla “logica dell’aiuto”, che è intrinsecamente un po’ paternalista, alla “logica del partenariato”, della cooperazione che è paritaria tra Paesi come il nostro ed i paesi partner. Naturalmente questo non emerge dalla legge con la chiarezza che noi avremmo voluto, perché in parte il linguaggio tecnico della cooperazione è internazionale, però a noi sembra che complessivamente ci sia un passo avanti in questo senso. Poi il tema di fondo è come utilizzare al meglio le scarse risorse che l’Italia destina alla cooperazione. Noi destiniamo uno 0,2%, rispetto allo 0,7 del PIL che ci eravamo impegnati a dare dal 2015, quindi si tratta di una bella differenza. Allo stesso tempo si tratta di una cifra consistente in assoluto, perché sono qualcosa come tre miliardi di euro, che però oggi sono dispersi in mille rivoli. La parte di cui si occupa attivamente il Mistero degli Esteri è circa il 10% di questo “tesoretto”. Invece, bisogna far in modo che tutti e tre questi miliardi siano spesi in maniera programmata, con una precisa intenzionalità politica, sulla base di una assoluta trasparenza del dibattito, anche nel Paese, e mi sembra che questo nuovo impianto istituzionale dovrebbe consentire il raggiungimento di questo obiettivo.—VOLONTARIATO SENZA FRONTIERERiflessioni dal mondo del volontariato internazionale in ToscanaNewsletter n.2/2014 – La riforma della cooperazione internazionale allo sviluppo immagine: (sen. Giorgio Tonini, Fonte senato.it)