Terremoto, Arci: “no a una ‘nuova’ Amatrice”
Già si parla di ricostruzione. Il dato positivo è che, da più parti, si sentono usare termini quali: ‘comunità, tradizioni, cultura locale’. Sembrerà forse scontato, ma sappiamo bene che non lo è. Le ‘new towns’ de L’Aquila ci hanno insegnato che nel nostro bel paese tutto è possibile. Come ha ben detto Renzo Piano: “L’anima dei luoghi non si può cancellare. Chi ha subito un trauma terribile deve poter tornare a vivere dove è sempre stato”.L’Arci, che fa del radicamento sui territori il suo punto di forza, sa bene che non potrà funzionare una ricostruzione progettata dall’esterno. Chiediamo con forza di ascoltare i cittadini e le comunità e capire, prima di agire. Occorrerà tarare gli interventi proprio su quelle comunità che resteranno dopo l’emergenza. Ad oggi si parla di qualche migliaio di persone. Forse poche…ma di Amatrice e di tante altre frazioni e piccoli paesi. Persone legate a quei luoghi, nate e cresciute lì, le uniche che sanno realmente che cosa è andato distrutto, oltre le case, la notte del 24 agosto.Co-progettazione con la gente del posto, esperti di partecipazione e di dinamiche di comunità dovranno essere attori fondamentali del percorso che porterà a progettare Amatrice e tutte quelle piccole frazioni, che rappresentano aggregazione, vita comunitaria dei territori.A noi dell’Arci crediamo spetti l’analisi reale dei bisogni culturali e ricreativi, delle esigenze di sostegno e supporto specifico che lo Stato non potrà garantire, l’ascolto costante delle persone. Abbiamo già tante idee su quello che si potrà fare. Ma le mettiamo un attimo da parte e attendiamo che siano gli Amatriciani, gli abitanti di quei paesi che vogliono restare ad indicarci la direzione.L’Arci Nazionale, insieme ad Arci Rieti e Arci Ascoli, ringraziano infinitamente i circoli ed i comitati Arci di tutta Italia per il grande slancio di solidarietà di cui stanno dando prova.