“Le cave private non esistono”
Ripensare il sistema di accoglienza per ridurre le sacche di disagio e marginalità, garantendo condizioni dignitose e diritti essenziali.
Come spiega il presidente di Arci Massa-Carrara, Matteo Bartolini, la campagna vuole stimolare le Istituzioni locali a realizzare quell’intervento normativo e di regolamentazione “in ragione degli interessi pubblici che il legislatore regionale ha inteso tutelare” secondo “le competenze che possiede” come ha detto la Corte Costituzionale nel censurare la legge 35/2015. La campagna si pone “un obiettivo chiaro, che si riallaccia alla migliore interpretazione e lettura dei principi Costituzionali secondo quanto già spiegato dal Vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena nel suo intervento sul tema: la proprietà pubblica è da intendersi prevalente e preesistente a quella privata, poiché legata non all’interesse dello Stato ma a quello della collettività che ne è titolare. Come prevalente è da ritenersi, sull’interesse privato, la tutela della salute, dell’ambiente e del paesaggio”. “Le cave private non esistono” dunque, non solo perché, continua Bartolini, “le ragioni storiche della proprietà collettiva della comunità carrarese sono precedenti all’usurpazione privata, ma perché l’interesse della collettività, compresi i lavoratori del marmo, è oggi più che mai prevalente nei profili dell’ambiente e del paesaggio, della sicurezza sul lavoro, della sicurezza idrogeologica su quello del profitto dei privati. E tale prevalenza è sancita nella nostra Costituzione, purché la si voglia applicare”.
L’Arci Massa-Carrara auspica che la Regione Toscana segua l’esempio della Calabria, che ha così legiferato in materia: “I materiali di miniera e di cava […] presenti nel territorio in superficie o in sotterraneo, in quanto risorse naturali non rinnovabili ed economicamente utilizzabili, sono di pubblico interesse”.
Lasciare alle aule dei tribunali civili la disputa sulla natura delle cave delle Apuane vuol dire, di fatto, favorire gli interessi del profitto privato a discapito della collettività e dei suoi interessi.
Per questo motivo, conclude il presidente Arci Massa-Carrara, Arci chiede che la Regione Toscana e il Comune di Carrara facciano la propria parte per difendere un bene collettivo tra i più importanti della nostra Regione.