Giornata Internazionale per il Contrasto alle Mutilazioni genitali Femminili. L’impegno di Arci Toscana
Nella Giornata Internazionale per il Contrasto alle Mutilazioni genitali Femminili (MGF) che cade il 6 febbraio di ogni anno, ARCI Toscana ribadisce il proprio impegno nel sostegno ai diritti dalla salute ed all’integrità fisica delle bambine di ogni parte del Mondo. Arci Toscana collabora dal 2008 con l’associazione CONIPRAT (Comitato Contro le Pratiche Tradizionali Nefaste) che in Niger si batte per l’eradicazione delle MGF di cui ogni anno sono vittime migliaia di bambine del Sahel.
CONIPRAT agisce in un contesto molto difficile dal punto di vista politico e sociale in cui il Niger resta anche nel 2022 trai cinque paesi più poveri del Mondo e con minore accesso all’acqua potabile. Le parole della presidente di CONIPRAT Maiga Amsou rappresentano bene la situazione delle bambine: “Il Niger è un territorio molto vasto, arido, popolato soprattutto a Sud nei pressi del fiume; è soprattutto qui che è praticata l’MGF. La popolazione è prevalentemente rurale, con un alto tasso di povertà; su quattro persone povere, tre sono donne. L’età media delle donne per il matrimonio è di soli 14 anni, ciò porta a parti precoci. La natalità supera il 7%. Una cifra molto alta dovuta al fatto che alta è anche la mortalità infantile. Molte bambine frequentano le scuole primarie, ma solo il 2% arriva all’università, a causa dei matrimoni precoci o delle condizioni di povertà della famiglia. La società nigerina è fortemente patriarcale, per cui una donna si trova sempre sottomessa alla parte maschile, che sia essa rappresentata dal padre di famiglia o dal marito. Il nostro lavoro cerca anche di intervenire sul livello culturale e informativo: esistono tre diverse fonti di diritto per cui le donne potrebbero trovare il modo di liberarsi dalle ingiustizie, ma spesso queste fonti non sono conosciute. Le donne non conoscono i propri diritti”.
Arci Toscana sostiene il lavoro di CONIPRAT sulla campagna STOP MGF per la difesa dei diritti delle donne e delle bambine e per estirpare le pratiche tradizionali dannose e favorire quelle benefiche, come l’allattamento al seno, il trasporto del bambino sul dorso, i 40 giorni di astinenza dopo il parto per garantire il recupero fisico naturale della nuova mamma. Nel 1998 le mutilazioni in Niger interessavano circa il 7,5% delle bambine. Anche grazie al lavoro del CONIPRAT, nel 2019 erano ridotte al 3,2% (dati Unicef), ma la pandemia ha provocato un brusco ritorno di questa pratica nelle zone più povere. Le mutilazioni vengono praticate sulle bambine con danni gravissimi ed irreversibili sia fisici che psicologici e sono una tradizione ancestrale che ha poco a che vedere con la religione. Le mutilazioni vengono praticate da donne, chiamate “excisseuses”, che si tramandano questo mestiere di madre in figlia da generazioni; si tratta di donne a loro volta mutilate che non hanno consapevolezza dei danni che producono, che non possono essere colpevolizzate ma informate ed aiutate.
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ARCI Comitato Regionale Toscano
Dipartimento Solidarietà e Cooperazione Internazionale