Sul sito del Viminale Fake news spacciate come FAQ sul Decreto Salvini

Sul sito del Viminale Fake news spacciate come FAQ sul Decreto Salvini

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 Sul sito del Ministero dell’Interno sono state pubblicate in grande evidenza una serie di faq che dovrebbero spiegare il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza.Se le si scorre ci si accorge che si tratta, in gran parte, di risposte tendenziose e fuorvianti, utili solo per fare propaganda e ripulire il volto disumano di chi questo Decreto lo ha voluto e lo propaganda ogni giorno per raccontare ai suoi elettori che combatte con ferocia un’invasione inventata. Un vero e proprio caso di fake news di governo, giocato sulla pelle di tante persone lasciate allo sbando e criminalizzate.Per questo l’Arci ha deciso di pubblicare un documento che risponde punto per punto alle F.A.Q. ministeriali strumentali. L’obiettivo è fare chiarezza davanti a queste informazioni infondate, inaccettabili soprattutto perché pubblicate su un sito istituzionale.Solo per fare un esempio tra le affermazioni più scorrette, sul documento si afferma che la protezione umanitaria continua ad esistere. La verità è tutt’altra. Nel Decreto l’istituto di protezione umanitaria viene cancellato, il che porterà inevitabilmente ad un aumento della irregolarità e quindi del disagio sociale e dello sfruttamento.Inoltre, solo per citare il caso delle vittime di tratta, con la nuova legge le Commissioni Territoriali, che erano i soggetti che fino a oggi individuano i casi più a rischio, non avranno facoltà di proteggerle in assenza dei requisiti per la protezione internazionale. È previsto per le vittime solo un permesso di 6 mesi esclusivamente in caso di denuncia (parliamo di persone sole e per la maggior parte prive della libertà e controllate a vista che solo rischiando la vita possono recarsi al commissariato per denunciare) o se rientrano nel sistema anti-tratta (da anni insufficiente e inutilmente in attesa di un potenziamento).Quindi un’operazione vergognosa, che mette in campo per l’ennesima volta tutti i luoghi comuni attraverso i quali è stato alimentato il razzismo in questi anni.

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